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BLOG DI SVOLTA EUROPEA

manifesta inferiorita' 

9/29/2016

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Di Andrea Peinetti- Torino, 29 Settembre 2016
Non mi sono mai piaciute le partite in cui una squadra, dimostrata la propria manifesta superiorità, non si accontenta di vincere, ma insiste nell’umiliare l’avversario seppellendolo sotto una valanga di goal.
Trovo sia un’inutile umiliazione che nulla aggiunge e molto toglie all’etica sportiva. In campo politico, assistiamo ormai da alcuni anni alla debacle completa di un centro destra incapace di contrastare se non con urla scomposte lo schiacciasassi Renzi con la corazzata del PD, finalmente unita alla conquista del potere.
Eppure le occasioni non sarebbero mancate, viste le continue promesse e le reiterate bugie di un governo che prende a prestito le parole e le idee della destra liberale e le utilizza per riforme stataliste di segno opposto. Così i regali elettorali sono stati guardati quasi con invidia, come se il pensiero fosse “accidenti, ma perché non ci abbiamo pensato noi ?” La scelta di azzerare le poche risorse a disposizione per emanare un Job Acts in grado di aumentare il numero dei lavoratori solo per il periodo di maggior sgravio non è stato denunciata con forza.
L’utilizzo abnorme di voucher non è utilizzato per una valutazione reale di ciò che significa, e cioè che le azienda non possono rischiare assunzioni a lungo termine, e neppure per proporre ciò che realmente potrebbe essere utile per una ripresa reale, e cioè una profonda revisione del mercato del lavoro, in cui il “posto fisso” venga finalmente abbandonato in cambio del “lavoro continuo”.
I disastri della “Buona Scuola” dovrebbero dare forza a chi ha interesse reale per il futuro dei nostri giovani. Promulgare riforme che guardano solo la modalità di gestione del personale e che ben poco toccano programmi e strategie dimostra la totale mancanza di visione e una forza di opposizione dovrebbe avere buon gioco nel denunciare un sistema inefficiente.
Anche le ultime notizie relative alla prossima finanziaria, tutta focalizzata verso pensionati e lavoratori statali, cioè verso categorie che non producono reddito, lascia il fianco scoperto per attacchi efficaci purché puntuali, con proposte concrete e alternative reali, e non genericamente “contro”.
E invece no. Seguendo non si capisce bene quali ragionamenti, il centro destra è tutto concentrato su un unico obiettivo, il No al referendum, visto come momento risolutivo puntando sulla sconfitta di Renzi. Peccato sia l’ennesima dimostrazione di quanto poco ormai venga compreso l’umore del paese.
Una vittoria del No andrebbe tutta iscritta ai 5 Stelle, che hanno girato l’Italia in lungo e in largo, e il centro destra rimarrebbe relegato nell’angolo, utile idiota portatore di voti.
Anche la vittoria del Sì, a queste condizioni, sarebbe per il centro destra un disastro. Una riforma che è molto simile a quella a suo tempo proposta, in gran parte discussa, scelta e votata, infine respinta e nonostante questo approvata dalla maggioranza degli italiani sarebbe la prova definitiva dell’inutilità di questo centro destra.
E, in un delirio di onnipotenza verso un avversario tramortito unito alla disperata ricerca di nuovi obiettivi in grado di scuotere le macerie di un paese sempre meno reattivo, ecco il tentativo ultimo di umiliazione, la goleada senza rispetto: il furto non più delle sole parole d’ordine, ma anche delle proposte che più hanno colpito e hanno fatto discutere. Il ritorno all’idea della costruzione del Ponte sullo Stretto è uno schiaffo, la volontà di mostrare a tutti la capacità di fare ciò che ad altri era stato impedito, l’arroganza di chi presume la propria superiorità. Se non riusciremo a coprire con la giusta, amara risata che un atteggiamento del genere merita, se non uniremo le forze per controbattere scelte di per sè ridicole, possiamo dire addio ad ogni speranza di costruire una alternativa e di dare una prospettiva diversa e migliore a questo paese. In attesa della promessa di un milione di posti di lavoro ….

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ENERGIA E GEOPOLITICA 

9/27/2016

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di Fabrizio Biasiolo - New York

Pochi (3/4) anni fa' il governo americano decise di avere un'approccio completamente diverso riguardo alla gestione delle sue politiche energetiche. Sono piu' di cinquanta anni che sono noti giacementi immensi di "oli bituminosi (shale oil) " nell'oceano atlantico in prossimita' della costa east degli stati uniti e altrettanti si sospettano sul territorio (solo settimana scorsa e' stato dato l'annuncio di una scoperta vastissima sia di gas naturale che Shale oil nell'ovest del texas) .
In questi cinquant'anni le tecniche di estrazione e conversione di Shale oil in olio raffinabile hanno fatto passi da giganti. Ma nonostante questo per i passati 44 anni gli stati uniti non hanno mai cambiato la loro politica energetica che e' sempre stata :
1) petrolio e gas non si esportano .
2) le estrazioni sono limitate ai sistemi tradizionali e per, strettamente, il consumo interno.
Il resto lo si acquista , principalmente da arabia Saudita e Venezuela. Questo , appunto, sino a pochi anni fa'. E' da notare che neanche la gravissima crisi enegetica degli anni 70 mai intacco questo approccio. Negli anni 70 si decise , semmai, di incrementare le riserve, ma incrementare le estrazioni o usare Fracking per contrastare le politiche dell'OPEC, MAI. Poi, il cambio di rotta, non solo si intaccano le riserve (che sono immense) ma adirittura si esporta e si pensa a costruire gasdotto nell'oceano atlantico per fornire Gas naturali all'europa a $ 3.00 metro Cubo contro i $ 5,00/metro cubo di provenienza sovietica. L'arabia saudita e quasi tutto l'Opec decise di continuare ad estrarre agli stessi regimi , innondando il mercato di olio per tirare il prezzo tanto in basso da costringere gli stati uniti a chiudere o ridurre drasticamente l'estrazione. I risultati ? olio a prezzi bassissimi e Paesi (Venezuela, Nigeria, etc.) sull'orlo della bancarotta o in grave crisi economico finanziaria (russia, Brasile e la stessa Arabia Saudita), ma L'america non ha chiuso proprio un bel niente , anzi.
Ora, L'opec si riunira' d'urgenza per tagliare le quote di produzione e portare il prezzo del petrolio a $ 60/Barile. La scommessa Saudita e' fallita.Le previsioni sono che nel 2020 gli stati uniti saranno il primo paese produttore e esportatore di petrolio al mondo . Gli scenari Geo Politici che si aprono dall'autonomia e dal ruolo degli stati uniti nel campo energetico sono tutti da discutere e verificare. Cosa ha spinto l'america a questa drammatica inversione di rotta? e' l'avanzamento tecnologico l'unico motivo? che scenario ci si puo' aspettare dalla prima economia mondiale che diventa fornitore dopo per anni essere stato cliente , sopratutto se si considera che gli altri paesi industrializzati sono , escluso russia e inghilterra, clienti e che la cina, in particolare dipende completamente dalle importazioni di petrolio e gas per sostenere la sua macchina economica? Cosa succedera' del medio oriente se quei paesi che , tradizionalmente, sono campati solo di petrolio, non riusciranno a sviluppare economie alternative quando l'america gli togliera' quote di esportazione di greggio? tutto cio' senza neanche toccare le riserve nell'oceano atlantico che , ben note, per ora sono lasciate li' . Certo non e' tutto rose e viole, il fracking e' alquanto contrastato, ma va' avanti imperterrito. Qual'e' la strategia dietro a questa , violenta, inversione di rotta???

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spazio politico nel panorama nazionale

9/27/2016

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Il panorama politico nazionale ha assunto una dimensione tripolare, ma in realtà sempre bipolare, oppure multipolare, in funzione del punto di vista.
I tre poli dovrebbero essere a destra Forza Italia + Lega Nord + Fratelli d'Italia mentre a sinistra dovrebbe esserci il PD e poi, ubiquamente collocati, i 5 Stelle. In realtà gli ultimi fanno parte più dell'area di sinistra che altro.
In quest'ottica i poli sono solo due. Se però guardiamo alle differenze tra i partiti del Centro-destra, c'è ben poca omogeneità tra la Lega forcaiola, nazionalista e xenofoba di Salvini ed una Forza Italia a larga base anche cattolica, pur debolmente europeista, saldamente berlusconiana.
In questo paese manca, ed è sempre mancata, una forte componente liberale, a suo tempo impersonata dai piccoli PRI e PLI oggi virtualmente scomparsi.
Teniamo conto del fatto che quasi metà degli elettori, ormai, non si reca più alle urne: sono elettori di sinistra, che non si riconoscono nel PD renziano, e sono elettori di centro-destra, che mai e poi mai voterebbero i partiti di Salvini, di Berlusconi o della Meloni.
La recente comparsa di Stefano Parisi sulla scena politica è sembrata per un breve momento un'opportunità per il superamento del berlusconismo e del partito che lo esprime, in funzione di un processo costituente per un nuovo raggruppamento in quest'area poliitca. L'illusione è durata poco, perchè è rapidamente emerso come Parisi sia una creatura di Berlusconi, finalizzata alla ricostruzione di Forza Italia secondo le regole che l'hanno sempre governata. Forse solo la scomparsa fisica di Berlusconi farebbe produrre qualcosa di diverso in quell'area, ma non è scontato, perchè gli sciacalli che la popolano se ne impadronirebbero rapidamente.

Ecco quindi la necessità di costruire un partito nazionale che occupi il grande vuoto politico lasciato da queste forze.
Che caratteristiche di base deve avere?
- Deve essere europeista, in contrapposizione alla Lega ed a F.lli d'Italia
- Deve essere risolutamente contrario all'immigrazione indiscriminata, tema
  caro alla Lega, e quindi ai suoi elettori, tra cui non tutti si sentono Euro-Exit.
- Deve essere antiberlusconiano, laico, e non di sinistra
- Deve avere sullo sfondo il pensiero economico liberale, da contrapporre
  al pensiero assistenziale e di espansione illimitata della spesa pubblica.

L'europeismo oggi è in crisi, in Italia come altrove in Europa (vedi Brexit).
Dirsi europeisti in questa Europa, percepita come sovrastruttura burocratica che si sovrappone alle nostre già eccessive burocrazie, non incontra il favore popolare.
Occorre però capire che cambiare l'Europa si DEVE, e si PUO', ma soltanto rafforzando l'Italia, recuperando gradualmente il peso politico perduto.
Occorre anche capire che avere un ruolo nell'Unione Europea è il solo modo che abbiamo per collocarci all'interno di una fortezza che possa reggere l'urto dei grandi agglomerati economici e politici, americano ed asiatici, fronteggiando uniti anche il problema africano, fatto di pressione migratoria crescente ed insostenibile.
Le pressioni nazionalistiche di altri popoli europei, come i Catalani, gli Scozzesi, i Baschi, i Fiamminghi, si risolvono restituendo sovranità ai popoli europei, che non coincidono con gli attuali stati nazionali, frutto storico di scelte di potere dei regnanti dei secoli scorsi.
Abbiamo tutti bisogno di una FEDERAZIONE DEI POPOLI EUROPEI che superi le attuali strutture nazionali. Un processo lungo, forse decenni, che però DEVE INIZIARE. Per promuoverlo occorre essere FORTI e CREDIBILI.

Svolta Europea vuole aggregare le forze migliori dle paese per produrre una grande svolta politica, prima in Italia e poi in Europa.

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    Autore

    Ing. Franco Puglia

    Imprenditore ormai in pensione, ex dirigente lombardo dell'ormai disciolto partito di FARE, faccio politica attiva cercando di stimolare l'aggregazione di un nuovo movimento politico che possa offrire agli italiani una alternativa al cosidetto centro-destra oggi rappresentato dai rottami di Forza Italia e dalla Lega.

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