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BLOG DI SVOLTA EUROPEA

ENERGIA E GEOPOLITICA 

9/27/2016

5 Commenti

 

di Fabrizio Biasiolo - New York

Pochi (3/4) anni fa' il governo americano decise di avere un'approccio completamente diverso riguardo alla gestione delle sue politiche energetiche. Sono piu' di cinquanta anni che sono noti giacementi immensi di "oli bituminosi (shale oil) " nell'oceano atlantico in prossimita' della costa east degli stati uniti e altrettanti si sospettano sul territorio (solo settimana scorsa e' stato dato l'annuncio di una scoperta vastissima sia di gas naturale che Shale oil nell'ovest del texas) .
In questi cinquant'anni le tecniche di estrazione e conversione di Shale oil in olio raffinabile hanno fatto passi da giganti. Ma nonostante questo per i passati 44 anni gli stati uniti non hanno mai cambiato la loro politica energetica che e' sempre stata :
1) petrolio e gas non si esportano .
2) le estrazioni sono limitate ai sistemi tradizionali e per, strettamente, il consumo interno.
Il resto lo si acquista , principalmente da arabia Saudita e Venezuela. Questo , appunto, sino a pochi anni fa'. E' da notare che neanche la gravissima crisi enegetica degli anni 70 mai intacco questo approccio. Negli anni 70 si decise , semmai, di incrementare le riserve, ma incrementare le estrazioni o usare Fracking per contrastare le politiche dell'OPEC, MAI. Poi, il cambio di rotta, non solo si intaccano le riserve (che sono immense) ma adirittura si esporta e si pensa a costruire gasdotto nell'oceano atlantico per fornire Gas naturali all'europa a $ 3.00 metro Cubo contro i $ 5,00/metro cubo di provenienza sovietica. L'arabia saudita e quasi tutto l'Opec decise di continuare ad estrarre agli stessi regimi , innondando il mercato di olio per tirare il prezzo tanto in basso da costringere gli stati uniti a chiudere o ridurre drasticamente l'estrazione. I risultati ? olio a prezzi bassissimi e Paesi (Venezuela, Nigeria, etc.) sull'orlo della bancarotta o in grave crisi economico finanziaria (russia, Brasile e la stessa Arabia Saudita), ma L'america non ha chiuso proprio un bel niente , anzi.
Ora, L'opec si riunira' d'urgenza per tagliare le quote di produzione e portare il prezzo del petrolio a $ 60/Barile. La scommessa Saudita e' fallita.Le previsioni sono che nel 2020 gli stati uniti saranno il primo paese produttore e esportatore di petrolio al mondo . Gli scenari Geo Politici che si aprono dall'autonomia e dal ruolo degli stati uniti nel campo energetico sono tutti da discutere e verificare. Cosa ha spinto l'america a questa drammatica inversione di rotta? e' l'avanzamento tecnologico l'unico motivo? che scenario ci si puo' aspettare dalla prima economia mondiale che diventa fornitore dopo per anni essere stato cliente , sopratutto se si considera che gli altri paesi industrializzati sono , escluso russia e inghilterra, clienti e che la cina, in particolare dipende completamente dalle importazioni di petrolio e gas per sostenere la sua macchina economica? Cosa succedera' del medio oriente se quei paesi che , tradizionalmente, sono campati solo di petrolio, non riusciranno a sviluppare economie alternative quando l'america gli togliera' quote di esportazione di greggio? tutto cio' senza neanche toccare le riserve nell'oceano atlantico che , ben note, per ora sono lasciate li' . Certo non e' tutto rose e viole, il fracking e' alquanto contrastato, ma va' avanti imperterrito. Qual'e' la strategia dietro a questa , violenta, inversione di rotta???

5 Commenti
fabrizio biasiolo
9/29/2016 23:15:36

Giustamente rilevato e sottolineato l'elemento che sembra essere la trave portante anche della prossima finanziaria. A volte si va' nella direzione sbagliata per sfortuna, a volte per incompetenza, a volte per pressapochismo o pigrizia mentale, ma , sempre, in tutti questi casi, una volta appurato il fatto che si sta' andando nella direzione sbagliata si cambia direzione . Se si riesce velocemente o se no , lentamente e a fatica. I nostri governi non sembrano essere minimamente in grado , invece, di mutare direzione; e questo da decenni. Come aspettarsi maggiore produttivita' se si incentiva solo ed esclusivamente il parassitare dallo stato (e la cassa comune)?

Risposta
Franco Puglia
9/30/2016 13:15:15

La situazione geopolitica mediorientale è molto complessa e se la politica americana riuscirà a sostenere questo percorso, l'Arabia "sunnita" si troverà isolata e schiacciata tra l'espansionismo turco, russo ed iraniano (scita) nell'area siriano irachena ed un fronte nordafricano occidentale dove Europa ed USA dovranno decidersi a mettere dei paletti robusti, annientando Isis in Libia e proteggendo quindi anche il confine tunisino ad ovest, con un alleato egiziano ad est. Questo uno scenario possibile.
In un futuro non lontano, bombardare i pozzi sauditi per fiaccare lo jihadismo saudita e la loro produzione petrolifera, restituendo margini di profitto a tutti gli altri produttori, appare una via possibile, e non solo di fantapolitica.

Risposta
fabrizio biasiolo
10/1/2016 17:51:35

Tutto e' possibile, ma io penso che stiano , almeno in questa fase, sollecitando l'arabia saudita a muoversi nella direzione di posizioni meno radicali. Cosa che stanno facendo tutti i suoi vicini. Posizioni su cui, tra' l'altro, si sta' muovendo anche autonamente larga parte del popolo saudita (certo non la minoranza wahabita).La situazione dei paesi del golfo che seguo con maggiore interesse e' quella del Qatar. Paese piccolissimo, ricchissimo (seconde riserve di gas naturale piu' estese al mondo) e guidato da Sultano illuminato. La moglie (unica moglie) il giorno dell'incoronazione del sultano si presento' alla televisione sciogliendosi il velo dalla testa con la frase :"e' ora di entrare nel XXI secolo". Come la spinta modernista sosterra' le spallate dei radicali in Qatar e' cosa che va' seguita con grande attenzione.

Risposta
Franco Puglia
10/2/2016 14:24:44

Ma il Qatar non è il paese arabo più chiacchierato assieme ad Arabia Saudita come uno dei grandi finanziatori di ISIS ?

Risposta
Fabrizio
10/4/2016 20:03:56

Il qatar e' chiacchierato sopratutto per la proprieta' e direzione di Al Jazira . Che e' evidentemente ispirato a CNN. Riguardo a Isis, nessuno stato li finanzia ne' apertamente ne segretamente.Hanno magari gruppi o persone che li supportano , non certo stati. La maggior parte dei proventi proveniva dall'avere preso pozzi e raffinerie, i bmbardamenti alleati hanno eliminato quella fonte d'entrata e ora non sono certo floridi, anzi. Al jazira che si proponeva di dare una visione delle notizie da un diverso punto di vista, e' in realta' in un momento di crisi, l'operazione del lancio via cable negli usa e' malamente finita. Di fatto al momento non riesce ad acquisire popolarita' al di fuori del medio oriente, nemmeno tra' gli islamici in occidente (da cui il fallimento di Al Jazera USA).il Qatar e la penisola arabica in generale e' , in un certo senso, l'uovo prima della gallina. Cosa uscira dall'uovo? Difficile a dirsi ma e' terreno di tensioni sociali, ideologiche e anche economiche.

Risposta



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    Autore

    Ing. Franco Puglia

    Imprenditore ormai in pensione, ex dirigente lombardo dell'ormai disciolto partito di FARE, faccio politica attiva cercando di stimolare l'aggregazione di un nuovo movimento politico che possa offrire agli italiani una alternativa al cosidetto centro-destra oggi rappresentato dai rottami di Forza Italia e dalla Lega.

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